I grecismi sono parole, forme, costrutti di origine greca introdotti in italiano in epoche diverse (prestiti). Un nutrito gruppo di voci greche si era già acclimatato nel latino d’età classica e postclassica, e da qui si è introdotto nella nostra lingua a partire dai testi più antichi: si pensi ai nomi di oggetti quotidiani e domestici (ampolla, borsa, canestro, ecc.), alla terminologia ittica (balena, delfino, cefalo, ecc.), ai termini di base della filosofia e delle scienze dell’antichità (filosofia, retorica, aritmetica, geometria, geografia, ecc.), alla lingua speciale dei cenacoli cristiani
(apostolo, battesimo,martirio, ecc.). Alcune di queste parole presentano una doppia forma dipendente dalla loro trafila: per es., il gr. krýpte «luogo sotterraneo coperto» ha avuto un duplice esito: lat. colto crypta e lat. tardo parlato crupta, dal quale discendono in italiano (con specializzazione semantica) cripta e grotta.
Il travaso di elementi lessicali greci è continuato anche in epoca altomedievale. Al greco bizantino risalgono voci comuni (anguria, basilico, indivia, lastrico, ecc.), voci marinaresche – spesso penetrate attraverso Venezia e il suo territorio – relative a imbarcazioni (galera, gondola) o ad attrezzi e operazioni marittime (argano,molo, ormeggiare, sartia, ecc). Un numero consistente di parole riconducibili a un etimo greco è penetrato anche nei dialetti, in qualche caso arrivando da qui nella lingua comune.
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