C’è da osservare che il greco delle parole scientifiche in molti casi si modella sul greco classico solo superficialmente. Uno dei capisaldi che regolano la neologia delle scienze moderne è rappresentato dal meccanismo della produttività morfolessicale potenzialmente illimitata.
La maggior parte dei neologismi specialistici è costituita da composti bimembri o trimembri formati da elementi prefissoidali o suffissoidali estratti da parole greche (auto-, demo-, filo-, idro-, ecc.; -fobia, -logia, -mania, -patia, ecc.) e spesso risemantizzati secondo le esigenze degli scienziati .
Nel 1787 Lavoisier, per es., fondando ex novo la nomenclatura della chimica moderna, aveva utilizzato il suffisso -geno nei composti oxygène ehydrogène, diffusi da allora con minimi adattamenti in tutte le lingue moderne: ma tali composti neologici non erano conformi al significato passivo che quel suffisso aveva nel greco classico (-genés «che è nato»; cfr. eugenés «di nobile nascita»), ma a un nuovo significato attivo «che genera, che produce», esteso da quel momento ad altre scienze (termogeno, elettrogeno, patogeno, ecc).
Il nuovo interesse rinascimentale e postrinascimentale per lo studio del greco ha prodotto anche riflessi linguistici in itinere, alcuni attivi in tutte le lingue moderne, altri limitati a singoli idiomi. Tra i secondi, si può citare un fenomeno tipico della lingua colta nella quale si è iniziato ad assegnare un morfema -a ‘ipergrecizzante’ sul modello dei maschili greci in -a (poeta, problema, teorema e sim.) a numerosi grecismi che avevano una terminazione -o (gr. -os): cataclismo→ cataclisma, sismo → sisma, autodidatto → autodidatta, sofismo → sofisma, cardiopalmo → cardiopalma, ecc.
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